Il Protocollo si compone di una prima sezione che sottolinea l’impegno comune delle parti firmatarie a diffondere una cultura della sicurezza presso le OSC e di una seconda parte “operativa” (vademecum) in cui vengono indicate le buone prassi e le regole cui ispirare l’attivita’ all’estero. Le indicazioni riguardano tutti gli aspetti dell’attivita’ del cooperante all’estero, dalle precauzioni da assumere prima della partenza, ai comportamenti da adottare in contesti politici e culturali “a rischio”, fino a richiamare il fondamentale ruolo di coordinamento ed indirizzo della rete diplomatico-consolare al verificarsi di una crisi.
L’esercizio procede dalla sempre piu’ avvertita esigenza di accrescere la consapevolezza, soprattutto delle ONG piu’ piccole e meno organizzate, rispetto ai pericoli connessi alle attivita’ di cooperazione svolte in Paesi in via di sviluppo. Nel ricordare la meritoria azione svolta dalle Organizzazioni della Societa’ Civile, si sottolinea come il loro personale operi spesso in contesti di estrema difficoltà, costituendo pertanto una categoria di italiani all’estero particolarmente esposta.